Costruiamo il nostro presepe
Dicembre 2016
Ogni cosa che ci sta a cuore, che vogliamo sia ben fatta, necessita di cure e di un progetto. Anche chi desidera vivere pienamente il Natale ne ha bisogno ed io, quest'anno, baso il mio sul Presepio.
Cosa mi serve per realizzarlo?
Innanzitutto occorre scegliere il luogo che sarà teatro dove si muoveranno i vari personaggi. E poi occorrono terra, sabbia o muschio che sia... il materiale che userò sarà fertile e contribuirà al buon risultato finale.
Anche nei sentimenti, nei pensieri, pongo le basi per il mio presepio. Anche lì desidero costruire.
S.
Abbi cura di te!
Prendersi del tempo, liberarsi dal magnetismo di un ritmo di vita imposto da fuori è essenziale per arrivare a noi stessi e a Dio, per non essere costretti ad andare dove non si vuole andare. Per essere pienamente disponibili verso gli altri e dare loro il meglio delle nostre attenzioni e delle nostre ricchezze interiori bisogna possedere un’umanità piena e autentica. E’ necessario non “perdere se stessi”. Per fare ciò bisogna entrare in contatto con il nostro vero io, con ciò che ci può veramente far star bene.
Gli altri hanno bisogno di noi, del nostro aiuto e delle nostre cure, ma anche noi abbiamo bisogno di noi e delle nostre attenzioni. Può essere più facile cercare di amare gli altri, accettandoli come sono, che accettare se stessi accettandosi come si è. Ma da questo dobbiamo partire: da un’accettazione fatta di verità, di riconciliazione, di misericordia e di amore; un’accettazione che non è passivo adattamento, ma processo attivo che ravviva ogni giorno le relazioni con il nostro prossimo e con Dio.
Siamo chiamati a farci prossimo all'altro senza dimenticare di “farci prossimo a noi stessi”, amare gli altri come amiamo e dobbiamo amare noi stessi, mai dimenticando che c’è un tempo per gli altri e un tempo per sè e questa sapienza viene da Dio!
Luciano Sandrin
Quale presepe non ha almeno uno spicchio di cielo? Ed è un cielo esagerato, pieno di stelle, senza smog e altri accidenti frutto della modernità e sconsideratezza umana.E' un cielo perfetto.
Nel reale cielo notturno, invece, ci sono mistero e speranza. La nostra.
E' tempo per Dio e per noi, favorito dal silenzio e dal buio, dalla mancanza di distrazioni e dall'animo disposto a cercare... in attesa di un segno che rassicuri e di una stella ad indicarci una via sicura.
Fra noi e il cielo, di notte, non ci sono denari, niente da comperare o da mostrare... l'io si fa piccolo e siamo soli con la divinità che nel silenzio notturno si fa possibile, concreta.
Soli, noi e il mistero.
Svestìti di abiti convenzionali, possiamo riconoscere e accettare che un Bambino sia nato per donarci il desiderio di giustizia e pace.
Desideriamo un segno e nella notte santa un segno c'è ed ha i tratti di un piccolo bambino, un segno di luce per noi e i fratelli.
Seconda domenica di Avvento
La stella cometa, che con led e glitter troneggia sopra la capanna mettendo in ombra stelle ed angeli, nel presepe è presentata a viaggio compiuto. Dopo la corsa della vigilia riposa sopra il bimbo che è venuto ad annunciare... paga d'avere messo in moto meraviglie e creato speranze.
Della stella di Betlemme ci parla molto più la fede dell'astronomia ma è importante notare come il suo inedito messaggio fosse per tutti, fossero o meno provvisti di cannocchiale.
Un segno tanto insolito nel cielo, crea sgomento e attiva pensieri, ma quale stella potrà mai stupire noi, abbagliati dalle luci dei troppi presepi che ci circondano? Quale luce sarà capace di accendere speranza nel nostro cuore?
"Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse"... scriveva Isaia parecchie centinaia di anni prima della venuta di Gesù. E noi, che viviamo nelle tenebre nonostante i troppi watt, arriveremo mai a Betlemme?
S.
Ogni strada da percorrere va desiderata, tracciata, conquistata e anche quella che porterà i Magi alla capanna va predisposta. Nel mio presepio di cartone e gesso la via del 6 gennaio scaturisce fra monti di carta e mentre arrotolo carta da pane mi chiedo cosa abbia spinto i tre saggi a intraprendere un viaggio così difficile e rischioso.
Chi glielo ha fatto fare? Se si sono lasciati abbindolare da una stella forse tanto saggi non
erano.
Ma la mia domanda è oziosa perchè so bene cosa ha mosso il viaggio dei tre potenti.
I Magi, come me, come tutti noi, che lo si riconosca o meno e comunque lo si chiami, avevano un desiderio innato, una nostalgia: il bisogno intenso di conoscere e avvicinare Dio... e toccarlo bambino... e sapendo di lui, sapere finalmente di se stessi e del proprio destino.
S.
Guardo la bozza del mio presepio dove ho già sistemato terra e cielo ed è giunto il momento di posizionare la capanna... Dove la metto?
Il luogo dove sistemarla è importante perchè deve essere... già, cosa è importante agli occhi di chi guarderà?
Ho deciso, la capanna la metterò dietro gli attori del presepio, anche loro protagonisti dell'evento, ognuno con un messaggio da consegnarmi, tanto ci penserà il Bimbo di luce ad attirare tutti a sè.
Nel presepe di gesso posso permettermi qualsiasi disposizione ma nella vita no... la capanna deve rimanere in primo piano, a ricordarmi, giorno dopo giorno, il messaggio di concordia che il Bimbo è venuto a portarmi.
S.
Nel mio presepe, tutte le vie porteranno necessariamente alla capanna, dove il più piccolo personaggio riposerà.
Preparando le stradine che partiranno da ogni punto possibile, uso sabbia mischiata a sassi, massi... eppure tutti i partecipanti arriveranno senza fatica e senza intoppi, animati dal desiderio.
Nella vita d'oggi, le strade sono tutte asfaltate, senza inciampi, eppure... com'è difficile arrivare alla capanna, anche a Natale.
Mentre spargo sassetti bianchi, gli stessi degli scorsi anni, penso che se potessi battezzare quelle stradine le chiamerei... via della Meraviglia, via dello Stupore, via della Pace, via della Cometa...
Oggi, le vie che portano al Natale potrebbero avere un unico nome: via del Coraggio.
S.
Ricorrenza dell'Immacolata
"Ave o Maria piena di grazia", la saluta l'arcangelo Gabriele visitandola e dopo di lui lo faccio, con amore, anch'io.
Ma cos'è la grazia di cui si parla?
La grazia, per come la penso, è un dono, una forza che permette di portare a termine quel che si sa giusto senza timori e rimanendo se stessi. La grazia permette di fare quel che va fatto rimanendo aggraziati... nonostante la fatica e, talvolta, la brutalità di quel che accade.
"Offri la vita tua COME Maria ai piedi della croce", recita un noto canto liturgico e per poter fare questo, occorre indubbiamente tanta GRAZiA.
S.
Le grandi feste cristiane sono come l'alta marea: raggiungono anche coloro che si sono allontanati o sono stati allontanati.
A Natale c'è la più grossa onda del nostro mistero, che molti non riescono più, se non come reminiscenza a ricongiungere alla venuta del Salvatore fra gli uomini.
Il presepio restituisce al cuore una naturale pietà, la quale si lascia andare senza controllo, il giorno di Natale, proprio come un'onda del mare, che risponde a non so quale richiamo degli astri.
Un po' di cielo lo scorge chiunque quel giorno, direi che se lo trova dentro, e gli va dietro col desiderio, quasi senza accorgersene, e si scopre buono, senza sapere donde gli venga questa strana commozione che gli solleva l'animo.
Questo dice in fondo che nessuno può sottrarsi a colui che viene sempre.
Ma ciò che maggiormente colpisce di questo misterioso gonfiarsi del nostro cuore a Natale, è il segno che ognuno il Signore va a cercarlo dove e come può: a Messa o a mensa, in un albergo o in un interrato, a San Remo o al canile.
(P. Mazzolari - da "Il Natale")
I pastori del mio presepio sono curvi sui loro bastoni, insonnoliti e stanchi per il duro lavoro, provati dalle notti di veglia in difesa del gregge che è unica fonte di sopravvivenza.
Se gli angeli sono andati ad annunciare proprio a loro la nascita del Salvatore, una buona ragione l'avranno avuta e allora mi chiedo chi siano i pastori. Sono persone che camminano, guidano, che conoscono la cura... gente non resa molle dal troppo della vita... gente disposta ad aprire l'anima e ad andare a vedere se l'angelo ha detto il vero.
Quando ricevono il messaggio non pensano da chi e come è stato portato... sono disposti ad aprire il cuore alla novità e ad andare a vedere. Non hanno una posizione sociale da compromettere nè timore d'essere giudicati creduli: vanno a vedere.
Prima di vedere, di credere, bisogna decidere di andare.
Anche Gesù si dirà pastore, il buon pastore ed è venuto a portarci un messaggio d'amore e di pace fra noi.
Viene facile pensare che, senza pastori, la storia avrebbe avuto ben altro svolgimento.
S.
E' lenta la preparazione del mio presepe... non ho fretta e desidero che ogni pezzo aggiunto motivi il gesto.
-Tocca a voi, cari animali- dico mentre li libero dalla carta che li avvolge. Appaiono, prima di tutti, il bue e l'asino. Che coppia questi due, sono la forza e l'ostinazione messi lì, a scaldare un Bimbo venuto "al freddo e al gelo". Due esseri considerati umili, destinati a portare loro ed altrui pesi e a farlo pazientemente.
Non so se questi due animali fossero davvero presenti a Betlemme, ma dal presepio parlano... dicono chiaramente che il mettersi a disposizione non toglie forza, che il servizio e la pazienza non sono asservimento ma dono perchè recano stabilità e sicurezza.
Con il servizio degli animali, la semplicità dei pastori, la sapienza dei Magi, col sì di Maria e Giuseppe, nel presepio viene rappresentata tutta l'umanità.
S.
Ave o Maria, le dico svolgendo la statuina dal manto azzurro. Ave o donna del "sì", della fiducia, donna non artefatta.
Lei ha lo sguardo basso, fisso sul suo bambino di cui sa tutto e nulla e risponde al mio saluto attraverso il sorriso che mi ha provocato e le dedico.
Maria è la maternità fatta persona, madre di chiunque la chiami e si affidi a lei. La sua figura era più comprensibile in tempi passati, quando un figlio era considerato ricchezza e grazia.
Oggi un figlio è considerato un lusso, qualcosa da pianificare, inciampo ad una vita lavorativa e di svago che detta le regole... Maria, che pare tagliata fuori dal nostro tempo, può esserci ancora da guida perchè anche lei aveva preventivato altro nella sua vita ma ha saputo fare spazio ad un progetto a cui ha aderito.
S.
Giuseppe, uomo giusto per indole e per esortazione divina, nel mio presepe poggia le mani su un lungo bastone e guarda il bambino nato dalle carni della sua Maria e che, seppure non suo, crescerà con amore.
È un uomo muto per volontà dei vangeli che non gli danno gran peso, un uomo silenzioso che saprà chiamare figlio un bimbo pieno di mistero.
Attorno alla sua figura, in mancanza di notizie, sono fioriti dati e leggende ma... cosa insegna Giuseppe?
La chiesa lo riconosce come "lavoratore", io come modello di persona capace di mettere l'esistenza al servizio di un progetto più alto. Per questo motivo, per me, Giuseppe è santo.
S.
Le luci delle grandi rappresentazioni della natività fan giorno e notte in un alternarsi piacevole alla vista. Il mio presepio è invece ancora buio perché ho dimenticato di posizionare le luci, come al solito...
La luce vera del presepio non verrà dai led ma dal grembo, ancora per pochi giorni pieno, di Maria.
Il Figlio e la sua parola saranno il necessario per non correre rischi e andare a sbattere, sarà luce che si fa sguardo chiaro alla nostra vita, non per giudicarla ma per instradarla e modificare ogni stile di vita che affossa la speranza.
Le luci del presepio sono spesso intermittenti e ben rappresentano il nostro viaggio, a volte scomodo, che ci porta alla capanna.
S.
Come i colti Magi, anche i Pastori credono alla stella che annuncia la nascita di un Salvatore e vanno a fargli visita: "quando le stelle comete parlano, non resta che credere", scrive Primo Mazzolari.
Non è facile fidarsi di un segno, ascoltare il cuore e quel che ha da dirci perchè la fiducia non può avvalersi di prove nè di garanzie... ci si fida e si crede solo per istinto. Quello dei Pastori e dei Magi li ha portati a Betlemme, disposti a meravigliarsi di un Bambino nato senza potenza apparente.
Il presepio, quindi, è terra per credenti, per persone fiduciose e sagge, un luogo che accomuna e crea famiglia.
S.
Il mio presepio è quasi completato, mancano poche figure, il tocco finale pseudo-artistico e poi sarà Natale.
Alla mia rappresentazione manca ancora qualcosa e cerco fra le statuine che ancora dormono nello scatolone.
Nel presepe i personaggi sono tutti attivi: ricchi o poveri che siano hanno un'attività, un compito ed è evidente come manchi il senza-lavoro, il povero, il disperato, il senza-giustizia.
Resto pensierosa.
Il bambinello di Betlemme è venuto soprattutto per chi ha fame di pane e giustizia, per i diseredati, coloro che anch'io, almeno per un giorno, vorrei dimenticare per non guastare la gioia. Vorrei scordare povertà, ingiustizie, fame, malattie, l'Eternit, le guerre. Vorrei ma non posso e se in futuro potremo permetterci un Natale spensierato sarà perchè avremo scelto con giudizio e avremo imparato a vivere senza procurare danni, onorando giustizia e concordia.
Tutto questo io chiederò, come grazia, in questo Santo Natale.
S.
A Natale, la sera, molti si sentono tristi, come i bambini che attendevano un regalo che non hanno avuto.
Anche gli ebrei, che aspettavano con ansia un Messia, sono rimasti delusi. Per loro, un potente che non arriva in carrozza non ha abbastanza potere, "non è lui".
E per noi?
Anche a noi fa effetto la potenza, la superiorità fisica e finanziaria. Non ci bastano neppure i miracoli fatti ad altri, crediamo solo a quelli che ci riguardano ma purchè il miracolo abbia l'etichetta che riporta la sua denominazione di origine, altrimenti lo chiameremo caso, destino, evento, fino ad arrivare all'abilità personale.
Siamo increduli per natura?
Che una cometa, paziente, passi e ripassi ogni giorno a convincerci ad alzare lo sguardo e a riaccendere il nostro cuore.
Anche il mio.
Al mio presepio mancano solo gli angeli, i messaggeri che annunciano. soccorrono e ispirano.
Quelli del presepio sono gioiosi e fanno da corona, cantando e suonando, al divin Bambino.
Gli angeli della mia vita sono invece di terra, non hanno ali ma cuore, coraggio, generosità e sanno chiamare tutti per nome: prossimo.
A Natale è più facile ricordare i nomi dei miei angeli di terra e improvvisamente, per dono natalizio, li ricordo tutti... che siano parte della mia vita o vi abbiano transitato un solo istante. Per questi, il mio grazie non basta e affido il loro benessere al Gesù che viene.
S.
In questo periodo di avvento natalizio, l'attesa si fa speranza in una vita migliore, più giusta, vera... anticipando in tal modo quel buono che deve arrivare.
Sperare è un sentimento che viene comunemente frainteso... non scende come pioggia ma è, necessariamente, un sentimento attivo, che ci deve vedere protagonisti.
Lo sperare è un sentimento costante e collettivo ma la speranza più alta, a Natale, riposa, assieme al Bambino, in una mangiatoia.
Sia sempre Natale, nel cuore, nei pensieri.
S.
Il Presepio è la casa dell'Accondiscendente: la scuola che confonde i saggi e depone i potenti.
Noi ci vestiamo di ferro e di acciaio: ci mettiamo intorno fortezze di cemento e campi di mine: ci serviamo di ordini che vomitano fuoco e morte.
Vantiamo la nostra forza uccidendo.
Che povera forza una forza che uccide; mentre il Forte si veste di povera carne, una carne che ha freddo, che ha fame.
(...) Noi ci barrichiamo, scaviamo trincee, tracciamo limiti; e l'Inaccessibile,
l'Inviolato, l'Eterno, entra nel tempo, scende sulla terra, prende dimora tra gli uomini, toglie il limite tra il finito e l'infinito, tra l'umano e il divino, e si mette a servizio di tutti, alla mercè di tutti.
Primo Mazzolari
I Re Magi, nel presepio, non parlano ma per loro dicono i ricchi abiti, i doni che recano e il coraggio e la caparbietà nell'affrontare un viaggio rischioso per seguire una cometa-messaggio che sentono importante.
Ed io? Quali doni posso preparare per il bambino che ogni anno mi parla dal presepe?
Il mio oro sarà il sorriso per coloro che incontrerò.
L'incenso le rinunce necessarie
La mirra le parole che sono partecipazione e sanno donare consolazione e allegria.
S.
Gesù che vieni e torni ogni anno, e per la mia tranquillità torni Bambino, fa che rifugga dal natale solo commerciale, e dia più valore alla tua venuta, che la senta come Vita scesa a nutrire la mia.
S.
Il mio presepe è quasi terminato ed alla mia rappresentazione manca solo il festeggiato, l'Atteso, che nella notte di domani riposerà fra le braccia di Maria.
Ci riposa il presepe?
Siamo stanchi, Signore... stanchi di volgarità, di ingiustizie, di chiasso, di violenza, delle promesse urlate, di provocazioni, del lavoro che manca come manca la pace... vorremmo riposare qui, ad ascoltare la melodia che sale dal presepe dove un piccolo bimbo, da sempre, ci parla.
Ci basta il presepe?
S.
La vita di ognuno è un'attesa. Il presente non basta a nessuno.
In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa.
Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno.
E lo attendiamo.
P.Mazzolari
Santo Natale
Il mio presepio è illuminato, Gesù ha preso posto fra le braccia di Maria e ogni personaggio presente prova meraviglia per la nascita di un Bimbo atteso dalla storia e dal cuore degli uomini.
Cerco un mio posto nel presepio e vedo che...
... sono nel pastore che va a vedere, che gioisce, che annuncia a chi non era presente quello che ha visto.
... sono nei magi che hanno intrapreso un viaggio rischioso per raggiungere Betlemme.
... sono nelle strade che m'avvicinano alla capanna a cui, talvolta, volto le spalle.
... sono la luce e l'angolo rimasto buio.
La mia vita è dunque tutta rappresentata nel presepe e per ricordarmi chi sono, dovrò dunque tenermelo accanto tutto l'anno.
S.
Il mio presepe è quasi terminato ed alla mia rappresentazione manca solo il festeggiato, l'Atteso, che nella notte di domani riposerà fra le braccia di Maria.
Ci riposa il presepe?
Siamo stanchi, Signore... stanchi di volgarità, di ingiustizie, di chiasso, di violenza, delle promesse urlate, di provocazioni, del lavoro che manca come manca la pace... vorremmo riposare qui, ad ascoltare la melodia che sale dal presepe dove un piccolo bimbo, da sempre, ci parla.
Ci basta il presepe?
S.
La vita di ognuno è un'attesa. Il presente non basta a nessuno.
In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa.
Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno.
E lo attendiamo.
P.Mazzolari
Santo Natale
Il mio presepio è illuminato, Gesù ha preso posto fra le braccia di Maria e ogni personaggio presente prova meraviglia per la nascita di un Bimbo atteso dalla storia e dal cuore degli uomini.
Cerco un mio posto nel presepio e vedo che...
... sono nel pastore che va a vedere, che gioisce, che annuncia a chi non era presente quello che ha visto.
... sono nei magi che hanno intrapreso un viaggio rischioso per raggiungere Betlemme.
... sono nelle strade che m'avvicinano alla capanna a cui, talvolta, volto le spalle.
... sono la luce e l'angolo rimasto buio.
La mia vita è dunque tutta rappresentata nel presepe e per ricordarmi chi sono, dovrò dunque tenermelo accanto tutto l'anno.
S.
che bello, cara mamma, il tuo percorso di avvento.
RispondiEliminaricordo di quando facevamo assieme il presepe, tu ci chiedevi:
"dove facciamo nascere Gesù quest'anno?"
e iniziavamo a progettare ogni anno un luogo diverso.
che bello!!! e che bei ricordi
auguro a tutti quanti di saper far nascere Gesù sempre nei nostri cuori
ciao Silvia
Cara figlia mia, è meraviglioso aver saputo costruire insieme tanti bei ricordi. Tu e i tuoi fratelli siete stati la mia ricchezza e ve ne sono grata.
RispondiEliminaSpero anch'io che queste feste natalizie servano a placare il chiasso del mondo per concentrarsi sul cuore, dove un bimbo può nascere.
Ciao Silvia.